Universitari poco digitali: per il 76% delle imprese laureati hi-tech introvabili

Soltanto il 30% degli universitari italiani conosce la definizione corretta di "mobile advertising", "cloud", "fatturazione elettronica" o "big data" (erano il 25% due anni fa). Mentre addirittura il 60% non ha mai sentito parlare di Internet of Things o Industria 4.0. Lo rivela un'indagine condotta su 2.161 iscritti agli atenei italiani da University2Business, società del Gruppo Digital360, in collaborazione con Enel Foundation. Un gap digitale che viene a galla quando i giovani si avvicinano al mondo del lavoro, visto che il 76% delle aziende non riesce a trovare laureati con corrette competenze hi-tech. Anche se poi è la stessa impresa a non offrire un'adeguata formazione.

Competenze hi-tech, c'è ancora da fare
Secondo la ricerca, solo 1 universitario su 5 (il 21,5%, contro il 18,6% del 2015) ha un'esperienza concreta nella gestione di progetti digitali: un 38% ha già venduto online, il 26,9% gestisce una pagina Facebook, appena l'11,4% ha un canale YouTube e il 9,8% un proprio sito o blog. Va meglio sul fronte dello sviluppo software: il 16% sa già sviluppare (contro il 10% di due anni fa) e il 29% sta imparando (il 20% nel 2015). Fra gli universitari, poi, inizia a manifestarsi un'attitudine al fare impresa: il 27% ha avuto almeno un'idea di business, anche se poi non sa cosa fare concretamente per avviarla. Solo il 19% degli universitari, però, crede che il digitale favorisca lo sviluppo di modelli di business innovativi e discontinui rispetto al passato.

L'offerta di formazione degli atenei
L'indagine ha anche analizzato anche l'offerta formativa di oltre 4200 corsi di laurea di 556 facolta italiane. Scoprendo che, complessivamente, sono 2140 gli insegnamenti con contenuti formativi su temi digitali e imprenditoriali. Tra quelli digitali, 533 sono "dedicati", ovvero in cui i contenuti digitali sono l'argomento principale del programma, 402 "core", con almeno una sezione dedicata del programma, 698 "accessori", cioè con il digitale come componente secondaria. Tali corsi si trovano soprattutto nelle facoltà informatiche (534), meno in quelle scientifiche (solo 89) e concentrate nel nord-ovest (485). I contenuti trattati con più frequenza sono "sviluppo software", "big data analytics", "digital marketing", "Ii security" e "social media", mentre sono poco presenti "cognitive computing", "e-payments e blockchain".

Le imprese non trovano i profili richiesti
Al momento di assumere un neolaureato, per un'azienda su due le competenze digitali sono molto importanti (53,4%) o addirittura fondamentali (19% dei casi). E secondo gli Hr manager, le principali aree di innovazione su cui investire nel prossimo futuro sono Big Data Analytics, Digital Marketing, Industry 4.0 (34,7%), Social Media (25,1%) e Cloud Computing (24,7%). Ma trovare candidati adeguatamente preparati è difficile per un'impresa su due (51%), molto difficile per uno su quattro (24,7%). Anche le competenze imprenditoriali sono molto apprezzate: importanti per il 55,4% delle imprese e fondamentali per l'8 per cento.

Poca formazione in azienda
Ma alla richiesta di competenze digitali e imprenditoriali, dice la ricerca, non sempre corrisponde un'adeguata offerta di formazione. Soltanto un Hr manager su quattro, infatti, ha messo in atto uan verifica delle competenze presenti in azienda, appena il 38% un piano formativo su digitale e solo il 28% azioni per migliorare le capacità imprenditoriale del personale. Fra le imprese che hanno impostato piani formativi, il 37,5% ha avviato una ricerca di "Digital Champions" interni all'azienda che si facciano promotori di una cultura dell'innovazione, il 36,7% ha lanciato campagne di comunicazione e sensibilizzazione interna, il 25,9% ha offerto workshop sull'innovazione digitale. Il il 17,8% , poi, ha organizzato hackathon aziendali, il 17,1% ha promosso contest aperti ai dipendenti, il 14,3% ha messo in campo percorsi formativi strutturati, mentre il resto ha offerto corsi di formazione spot (8,8%) e formazione online (8,4%).

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